Rueglio

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Il Villaggio è una gabbia. Non provare a scappare perché tanto ti riprende.  Ma non è colpa sua. E’ quello che hai dentro che ti riporta qui.  Hai provato, lottato, sofferto, ti è piaciuto e ti sei divertito, ma quando sei da un’altra parte, la tua bussola punta sempre a Nord, e per quanto tu possa remare, amico, non potrai mai essere più forte di lei.  E’ proprio così, quando si dice le radici, a volte lo odio, davvero, è un posto, specialmente nella stagione invernale, cupo e triste, la gente non esce di casa se non per andare a lavoro, infondo perché dovrebbe farlo…eppure anche nel periodo più fosco dell’anno, dopo aver maledetto il posto in cui sei nato, ti accorgi che lui è pronto a perdonarti  ad accoglierti ed in qualche modo trovi il modo di rilassarti, di respirare e ringraziare il fatto di non essere nato in città, le cui differenze sono solamente il traffico, la gente ovunque, e le distese di asfalto. Il Villaggio è un posto adatto a chi vuol stare tranquillo, quello sì, non troverai al mondo, un posto così,  in cui poter star  in pace con te stesso, la natura ti avvolge, i prati sono quieti, i boschi sussurrano e le montagne sorvegliano dall’alto. Si dice,  si vada sempre cercando quel che non si ha, sarà per questo che preferisco il mare alla neve ed  il caldo al freddo…Tante volte, nonostante abbia provato diverse destinazioni alternative, più consone ai miei canoni, credo ancora di non essere nel posto giusto. Eppure sono qui. La cosa che meno apprezzo è il fatto che bisogna sempre avere l’automobile sotto il sedere, qualsiasi cosa si voglia fare, il posto non ti offre nulla, o poco più, da beni primari come fare la spesa o andare a lavoro, a quelli futili come una palestra  o altra struttura, qualsiasi  hobby si voglia fare..  ma questo è un problema esteso alla vallata che ospita il Villaggio, non è propriamente una sua colpa.  Fuori da quello che è l’ambito lavorativo, non sono una persona propriamente socievole, introverso di natura, mi capita di guardare con diffidenza persone che conosco da una vita, mi è molto più facile conoscere gente nuova che avvicinarmi o dare confidenza a conoscenti. Non so il perché, è un’altro lato di me che mi è oscuro. Ma gli amici sono un’altro paio di maniche, ed il Bar, al Villaggio, è il nostro regno..Ora, sono cosciente del fatto che “i Bar” un po’ in ogni-dove sono sinonimo di posto di ritrovo o di posto in cui passare il tempo…Beh, i bar per il Villaggio,  ben 2, sono i suoi organi interni, davvero, senza i bar, sembra un eufemismo ma non lo è, saremmo tutti estinti!  ahah.   Per fortuna si va verso l’estate, la gente col bel tempo esce dalle tane,  il colpo d’occhio con piante e prati fioriti è notevole, il nostro fiume si prepara ad un’altra stagione di balneazione; Ed il 1° maggio, festa patronale del Villaggio, da l’inizio alle feste estive. Credo che il nostro Ponte, che ci separa dal resto del pianeta, abbia un sacco di storie da raccontare, ne avrei molte anche io, come qualsiasi altro Ruegliese che si rispetti, ma siamo gente di paese, riservata, “matta” e speciale a suo modo, particolare…Eh già, eviterete un sacco di preoccupazioni inutili, se non “maledite” il Ponte prima di essere arrivati.  Ma in fondo è casa mia e sempre lo sarà.

 

Il Carnevale

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Acculturiamoci un po’:  Secondo molte interpretazioni la parola ‘carnevale’ deriverebbe dal latino carnem levare (“eliminare la carne”), poiché indicava il banchetto che si teneva l’ultimo giorno di carnevale (Martedì Grasso), subito prima del periodo di astinenza e digiuno della Quaresima, ma è solo una delle tante ipotesi. Infatti Il carnevale, anche se non come lo conosciamo oggi, ha riscontri in tradizioni e popoli vissuti molto prima di Cristo.  E’ una ricorrenza che si festeggia nel “mondo occidentale” i più famosi infatti sono in America ed in Europa.

Uno dei carnevali più famosi in Italia, e anche a livello internazionale, è quello di Ivrea.  Non sono un eporediese (così si chiamano gli abitanti di Ivrea) sono nato e cresciuto in una vallata ad una ventina di chilometri, ma per forza di cose, Ivrea è stata per molto tempo il centro del mio mondo. Ad Ivrea ho passato la maggior parte della mia adolescenza, dalle scuole medie, fino alle superiori. E come tutti i ragazzi eporediesi, quando era ora di carnevale, ci si preparava per andare, a tirare le Arance.. Adesso, il carnevale di Ivrea è storico, ha molte storie e leggende che lo raccontano e lo contraddistinguono, ma io mi vorrei soffermare solamente, sulla Battaglia delle Arance.

Il Carnevale di Ivrea risale al Medioevo, è l’unico, almeno in Italia che abbia mantenuto questo tipo di legame.

(da Wikipedia) “Le origini di questa tradizione sono incerte, ma risalgono verosimilmente al XIX secolo, quando presero ad essere praticate delle scherzose schermaglie tra le carrozze e la gente sui balconi, a ridosso delle principali vie storiche di Ivrea, forse in scherno alla ridicola elemosina di fagioli che avanzavano durante le grasse fagiolate dei ricchi durante il Medioevo; inizialmente infatti, si usava tirare soltanto fagioli dai balconi, e la conformazione topografica del centro storico si prestava (e si presta tuttora) molto bene a questo tipo di “comunicazione” tra case e vie sottostanti.  Si narra poi, del lancio di frutta o di ortaggi dai balconi anche da parte di fanciulle corteggianti o corteggiate dagli stessi viandanti di sotto; venivano anche usati lupini, confetti, coriandoli o fiori. Non è ben chiaro il passaggio con il tiro delle arance, ma probabilmente era considerato un frutto “esotico” da corteggiamento, proveniente dalla lontana Nizza. La tradizione prese corpo per simboleggiare soprattutto il colore passionale del sangue versato dalle storiche rivoluzioni del passato, e dalle guerre che segnarono la città, in uno stile del tutto risorgimentale. Agli inizi del XX secolo, già si usava lanciare soltanto arance. Ma fu solo nell’immediato secondo dopoguerra che si formarono ufficialmente le prime squadre a piedi di aranceri, e si allestirono i cosiddetti primi carri da getto. L’iniziativa, dapprima sorta casualmente al di fuori delle classiche celebrazioni, fu subito riportata al contesto storico-leggendario del carnevale, stabilendo che i carri dovessero rappresentare i ben armati manipoli di sgherri agli ordini del tiranno, e che le squadre a piedi dovessero essere intese come bande popolane in rivolta. La battaglia diventò così anch’essa il simbolo delle lotte del popolo contro la nobiltà.”

Per quanto riguarda noi ragazzi di allora, fu sempre e solo una gran Festa, con un po’ di magone per i tempi passati, era una ricorrenza che si aspettava tutto l’anno, si parlava di carnevale, si viveva di carnevale. La sana rivalità fra squadre, chi tirava in una, chi nell’altra… Si aspettava tutto l’anno quel profumo di arance, l’odore dei cavalli, di vin brulè, magari un occhio nero, senza farsi troppo male, ma buono per vantarsi soprattutto con le ragazze…ed il suono dei campanellini del primo carro da getto che entrava in piazza.

Buon Carnevale a tutti!

Racing in The Street

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Con buon piede è iniziato l’anno. I meccanismi sono ben oliati. Il sito più bello, snello e professionale. Le telecamere sparano alla luce come non mai. I computer trasmettono desiderio ed abbaglio. E noi siamo pronti andare a competere là fuori…  un po’ di “poesia”:     😉

“Una Chevy del ’69 con testate 396 e moquette sul pianale, mi aspetta stanotte laggiù al parcheggio.  Io e Sonny l’abbiamo costruita dal nulla, lui gira con me da una città all’altra, corriamo solamente per soldi, per nient’altro, mostriamo la nostra forza e poi battiamo tutti.  Stanotte il percorso è perfetto, voglio fargli mangiare fumo già dal primo giro, l’estate è arrivata ed è arrivato il momento di andare a gareggiare in strada.. Non ci perdiamo nessuna delle occasioni che ci capitano, percorriamo tutta la parte nord-est dello Stato, quando finisce il percorso, continuiamo in strada. Stanotte il percorso è perfetto voglio farli saltare tutti fuori dai sedili, lancerò sfide a tutto il mondo, andiamo a gareggiare in strada…L’ho incontrata sul percorso tre anni fa, in una Cameo con un damerino di LA, mi sono lasciato la Cameo alle spalle e ho portato la ragazza via con me…ma ora ci sono delle rughe intorno ai suoi occhi, e la notte si addormenta piangendo… resta seduta sulla veranda, con gli occhi pieni d’odio solo per essere venuta al mondo…per tutti gli sconfitti lontani da casa, e per gli angeli della strada, che rombano attraverso la terra promessa, stanotte andremo fino al mare a lavare le nostre ferite….e  poi andremo a gareggiare in strada… ”

Una buona metafora, oltre ad essere una delle mie canzoni preferite, un po’ per tutti quanti, la strada ha molti significati, è molto soggettivo, l’unica cosa che accomuna è che siamo obbligati a percorrerla, qualsiasi essa sia..

Zeus

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Ciao a tutti,

E’ un po’ che non pubblico un articolo, la verità è che per lo più mi dimentico di avere sul sito questa possibilità, quando mi ricordo di averla non ho tempo di scrivere, e quando ho tempo, perchè mentire, semplicemente non ho voglia di farlo.   Ma, mi piace scrivere, lo trovo molto rilassante, non sono ne un giornalista ne tanto meno uno scrittore, ci mancherebbe , probabilmente ‘me la suono e me la canto’ , nel senso che non facendo parte delle due categorie  appena citate,  ed avendo perlopiù il nulla da raccontare, almeno in questo caso, comincio a scrivere e vedo fin dove vado a parare; Quindi se anche solo uno di voi arrivasse a leggere questo mia orgia di  parole avrei già raggiunto il mio scopo secondario,  il primo è rilassarmi, liberare la mente, e ricaricare completamene le pile;  Sono appena tornato da una vacanza, ed a settembre inizia per noi un nuovo anno, infatti chi lavora in questo settore, come in altri, il capodanno lo “festeggia” il 31 di agosto…  Agosto, che mese strano…lasciamo perdere…  Sono stato in Grecia, nel Peloponneso, un gran bel giro, un gran bel posto, si respira mare, si ascoltano le cicale, e ti assorbe tutta la cultura e la storia di un popolo antico incredibile, una fonte di ispirazione continua, se solo ti fermi e cerchi di capire dove ti trovi.  Ecco, può darsi che queste parole siano la scia di quell’ispirazione? non lo escludo del tutto..  Quanto mi piacerebbe scrivere e avere quella padronanza di linguaggio che ha Federico Buffa….E’ un paio di giorni che guardo dei suoi video su you tube, sono partito, per caso, con una narrazione su Michael Jordan, che adoravo, credo come il 90% della popolazione mondiale, gli altri, è perchè non l’hanno mai visto giocare; Credo sia stato, boh,  un semiDio; Probabilmente , con riferimento ai greci, fosse nato ai tempi di Zeus, l’avrebbero messo nella cerchia degli eletti insieme a tutte le altre divinità.. Tornando a Buffa, è ipnotico, lo ascolterei per ore, riuscirebbe a farti pendere dalle sue labbra anche se parlasse di muschi e licheni.. Sì, credo che d’ora in poi scriverò molto più spesso, è una minaccia….scherzi a parte, credo che scriverò una biografia….ahah .  L’ultima che ho letto è quella di Springsteen, beh, qui si va anche oltre Jordan, e tolgo la parola “semi” da una parola scritta in precedenza…lui è il mio Zeus fin dall’età in cui ho capito come funzionavano le musicassette, God bless you…. Stavo pensando, noi non ci conosciamo ….insomma conoscete E20(eventi)tv, magari anche solo per essere passati sul sito di striscio, ma non conoscete chi sta scrivendo…Ecco, un giorno mi presenterò, magari con un video, vedremo. Da settembre si torna a pieno regime. abbiamo un sacco di nuovi progetti…na’, queste cose annoiano…

Parliamo, parliamo, di vicissitudini della vita; Ho ripreso a lavorare su me stesso, mi prendo pause troppo lunghe da questo punto di vista…il lavoro, la quotidianità, assorbe quasi completamente ogni energia, è cosa buona e giusta, riuscire ad imparare ad ammortizzare le situazioni che l’esistenza ci riserva. Che vuol dire lavorare su se stessi? Bella domanda, credo sia una delle cose più difficili da imparare, almeno, parlo per me, ma so per certo che non è affatto semplice. E’ principalmente cercare di conoscersi, per avere una adeguata padronanza della mente per non correre il rischio di ammalarsi di una delle malattie più diffuse del nostro secolo: Lo stress.. Quindi come diceva la pubblicità del dentifricio, prevenire è meglio che curare.  Come si lavora su se stessi? E’ una cosa soggettiva, è qui il difficile, non c’è una scuola, non fanno dei corsi,  l’unico professore è,  ‘se stessi’…Certo ci sono diversi metodi, efficaci, alcuni un po meno, altri sono cialtronate…ma io non sono un guru! Quindi se siete interessati alla materia informatevi e trovate il metodo migliore per cercare di stare meglio con voi stessi, con gli altri, ed in salute, che è la cosa più importante, come diceva mio nonno…

Whao! Ho scritto un sacco! Questo fa parte della mia cura, ecco cos’è! 😀

See you soon

Masai e dintorni

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Freschi di un’altra avventura, dopo l’esperienza dell’anno passato a Capo Verde, quest’anno è taccato alla Tanzania precisamente all’isola di Zanzibar ospitare la seconda edizione dell’Isola dei Campioni. Il “nostro” reality inventato dalla CR events e gestito dal proprietario ed inventore del format Massimo Ragona che con la sua famiglia hanno dato vita ad un programma televisivo di successo, che ha già confermato l’ edizione anche per il prossimo anno, con ulteriori novità.  Zanzibar isola tropicale a sud dell’equatore, che ha dato i natali a Freddy Mercury, fra le altre cose, di cui abbiamo visitato la casa, anche se ci sono leggende e storie sul fatto che sia realmente quella.. Una cosa è certa, sicuramente è nato a Stone town, la città più grande dell’isola, in cui si respira l’Africa profonda, ma già uscendo e facendo pochi metri fuori dall’ovattato ambiente del Villaggio in cui risediamo, si percepisce l’Africa, quella che noi occidentali chiamiamo terzo mondo, capanne, tetti in lamiera con un sole che ti spacca la testa, sporcizia ovunque, bambini a piedi scalzi…Io in quell’Africa non ci ero mai stato, e passeggiando per il mercato del pesce di Stone town, l’odore nauseabondo di carne in putrefazione, che si vendeva come una primizia, mi ha fatto pensare, ed alcune domande mi sono sorte, non che prima l’argomento mi fosse completamente indifferente, ma un conto è pensare a.. altro conto provare a stare lì…. un Continente intero, il più ricco di materie prime al Mondo, ridotto, neanche al degrado, all’abbandono più totale, all’età della pietra…E’ possibile? eppure per entrare ed uscire da Zanzibar i turisti pagano 100 euro complessivi a testa ed un euro al giorno di tassa di soggiorno, quando lo stipendio, se possiamo chiamarlo così, per chi ha la fortuna di averlo,  è di circa 25 euro mensuali….I ‘beach boys’ sulla spiaggia del Villaggio  ti assalgono per cercare di vendere il più delle volte manufatti in ebano, l’oro d’Africa, lo chiamano loro..non sapendo forse che di oro vero, l’Africa ne ha molto, solo che quello, non glielo lasciano lavorare, o meglio, non glielo lasciano vendere..Ma loro hanno le loro gerarchie, “c’è la mafia anche sulla spiaggia di Kiwengwa” dicono, quello che vendono devono dividerlo col loro capo e con la polizia che non lascia che si avvicinino ai Villaggi turistici.. hanno una linea immaginaria che li divide dalla loro spiaggia, ci sono gli zanzibaresi che comandano, che si vestono da masai per i turisti, e i tanzanesi che vanno a Zanzibar a fare “la stagione”, fra poco infatti inizia la stagione delle piogge, che si lamentano, dicendosi sottomessi agli abitanti del posto, e ribadendo che i masai quelli veri, sono un’altra cosa….tutto il mondo è paese, ah dimenticavo.. parlano tutti l’italiano meglio di alcuni italiani…Tornando ad un discorso più generico, e lasciando da parte i “beach boys” che col turismo, di riffa o di raffa ci campano, non tutti gli Africani hanno la fortuna, chiamiamola così, di vivere di turismo…chissà se davvero vogliono vivere in quel modo, o gli è stato imposto di dover vivere così… E’ un po’ la domanda del secolo, come rispondere a “qual’è il senso della vita?”….impossibile avere una risposta netta e precisa, ognuno fa le proprie considerazioni soggettive, in base alla propria coscienza ed alla propria cultura, e sicuramente io non ho la presunzione di averne una, ho un’opinione però…al mondo conviene avere l’Africa, conviene averla così, conviene non cambiarla….E le persone? bè le persone se stanno a casa loro bene, ma se vogliono immigrare va bene lo stesso, il modo per sfruttarle come si sfrutta la loro terra, lo si trova…..già

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